Sulla musica. Omaggio a Emil Cioran

Emil Cioran

Nato con un’anima ordinaria, ne ho chiesta un’altra alla musica: fu l’inizio di sventure insperate…

Senza l’imperialismo del concetto, la musica avrebbe preso il posto della filosofia: sarebbe stato il paradiso dell’evidenza inesprimibile, un’epidemia di estasi.

Se c’è qualcuno che deve tutto a Bach, questi è proprio Dio.

Senza mezzi di difesa contro la musica, è per me giocoforza subirne il dispotismo e, a suo piacere, essere un dio o un relitto.

Ci fu un tempo in cui, non potendo concepire un’eternità che mi avrebbe separato da Mozart, non temevo più la morte. Fu lo stesso con tutti i musicisti, con tutta la musica…

L’universo sonoro: onomatopea dell’indicibile, enigma dispiegato, infinito percepito, e inafferrabile… Non appena se ne è provata la seduzione, non si progetta altro che di farsi imbalsamare in un sospiro.

Se avessi ceduto alle lusinghe della musica, ai suoi richiami, a tutti gli universi che ha suscitato e distrutto in me, è da tempo che, per orgoglio, avrei perduto la ragione.

La musica, sistema di addii, evoca una fisica il cui punto di partenza non sarebbero gli atomi ma le lacrime.

Come vorrei morire di musica, per punirmi di aver talvolta dubitato della sovranità dei suoi malefici!

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