Ad un gigante: Karlheinz Deschner

Continuare a parlare degli squallidi coproliti planetari che gravitano sulle nostre vite e che, come pericolosi “meteoriti fecali”, minacciano di abbattersi, ogni istante, sulle nostre vite, spesso ha il perverso effetto di abbassare al loro livello il nostro pensiero. Fino a costringerlo ad inzaccherarsi nello stesso liquame nel quale, i vari subumani, grufolano felici ad onta dei loro immensi e fraudolenti patrimoni. Al sicuro da leggi e magistrature umane.
Quindi, giusto per salvare dall’annegamento nelle feci, prodotte copiosissime dai nostri “coproludici uomini pubblici”, i nostri pensieri, rivolgiamo la nostra mente ad un “Gigante del Pensiero”: Karlheinz Deschner.
Accade così raramente di poter ringraziare i grandi uomini per il lavoro da essi svolto a favore dell’umanità. Per la fatica costante di una vita, per la dedizione e l’amore per la verità espresso con il loro sforzo immenso e totalizzante.
Karlheinz Deschner è il più grande studioso vivente di Storia del Cristianesimo, a cui ha dedicato l’intera sua esistenza. La sua conoscenza, in assoluto la più approfondita, ampia e documentata che sia stata raccolta, si compendia in una serie di libri, la cui lettura equivale, per il pensiero umano, ad “uno scatto evolutivo”.
Il suo “Il gallo cantò ancora” espone una storia critica della Chiesa e del rapporto di questa, attraverso i secoli, con le parole di Cristo, prima, e con l’intervento di Paolo di Tarso poi che definire illuminante rischia di essere solo riduttivo della sua importanza.
Ma è soprattutto con la sua monumentale “Storia criminale del Cristianesimo”, a cui questo studioso ha dedicato l’intera vita, che Karlheinz Deschner assurge al rango di “Gigante tra gli umani”. Quest’opera, in dieci volumi (che si sta completando in questi giorni), che ha impegnato almeno quarant’anni della preziosissima vita di Deschner, è supportata da un’immensa documentazione, raccolta ed analizzata con grande e profonda onestà intellettuale.
In un suo articolo del 1986 scrive: “Dichiaro, dopo essermi intensamente occupato della storia del Cristianesimo, che non conosco nell’antichità, nel medioevo o nell’età moderna, compreso e soprattutto il XX secolo, nessuna organizzazione del mondo che al tempo stesso così a lungo, in modo così continuativo e così mostruoso sia colpevole di delitti quanto la Chiesa cristiana, in modo particolare la Chiesa cattolica-romana. Questa dichiarazione. già documentata dalle pubblicazioni di critica alla Chiesa da me scritte o curate, sarà ulteriormente avvalorata dalla mia “Storia criminale del Cristianesimo” e sarà valida fintanto che prima o poi qualcuno sia capace di mettere di fronte al ben fondato materiale da me prodotto un materiale altrettanto ben fondato che mostri qualche altra organizzazione del mondo come colpevole di delitti altrettanto a lungo, in modo altrettanto continuativo e altrettanto mostruoso”.
Kriminalgeschichte des Christentums è un’opera che, a questo straordinario studioso non ha portato alcuna ricchezza materiale, se non la soddisfazione di aver contribuito, come pochi altri, al tentativo di liberare la mente umana dalle tenebre in cui è stata segregata da duemila anni di potere corrotto, immorale, perverso e criminale, assurto a primo potere economico mondiale in grado di condizionare, in modo estremamente negativo, l’evoluzione del pensiero, impedendo all’intera specie umana ogni percorso di reale consapevolezza delle ragioni della propria permanenza nel mondo.

5 Responses to Ad un gigante: Karlheinz Deschner

  1. giorgiotagliabue says:

    Caro Ippolito, ogni tentativo di diminuire la mia considerevole ignoranza è per me benvenuto. La ringrazio se vorrà completare la sua citazione del libro del Palagi, con il titolo e l’editore, in modo tale da poterne ricercare (pur con le difficoltà a cui mi accenna) una copia. La ritrosia a divulgare le sue riflessioni è, per buona parte, da me condivisa. La presa di coscienza dei limiti della parola e, sempre più spesso, dell’inutilità di essa, divengono ostacoli spesso invalicabili.

  2. Armando Tomin says:

    Ah, il Palagi… Quanti esuli ricordi!

    Caro Tramail,
    il suo novello (bensì oltremodo rimarchevole) contributo su queste eteree prode riempie il mio animo stantio di gioia intellettuale. Le Sue parole producono nell’incavo del mio cuore alcune risonanze che somigliano forse al lume elettrico che intepidisce, in questo preciso istante, la scenografia della mia camera da letto – le cui fenestrali feritoie io schermo ognora nelle mattine in cui i raggi dell’Astro si rifrangono invadendo questo nostro già sbaragliato emisfero. Oserei dire che i Suoi interventi pareggiano quelli dell’esimio professor Tagliabue, quanto a spessore logico.
    Noi unisce questo amore per l’opera illuminata del Palagi. Oserei forse troppo se Le offrissi il mio modesto loculo informatico (armandotomin.wordpress.com) per rendere primieramente pubbliche le Sue già accennate prosecuzioni del discorso palagiano?
    Un cenno del mio capo ricolmo di stima anche per il nostro Tagliabue.

    prof. AT

  3. Ippolito Tramail says:

    Caro Tagliabue, eccomi di nuovo su questi lidi telematici.
    Il suo intervento mi offre il destro per ricordarmi di un autore che non raggiunge, probabilmente, il grado di sistematicità di Deschner, ma che comunque ha avuto modo di influenzarmi con le sue riflessioni. Si tratta di Brian Palagi, che pubblicò in Germania nel 1984 u n testo di grande rilevanza. Le dico già da ora che è un testo pressoché introvabile, e mai ristampato se non in una ridicola tiratura. Inutile dire che nessuno ne aveva compreso la freschezza argomentativa e lo spessore. Se lo gradisce posso comunque dirle il titolo e farle avere mie considerazioni ulteriori.tra l’altro il testo mi stimolò idee e pensieri che misi su carta, ma non so se divulgherò mai.

  4. giorgiotagliabue says:

    Caro Augusto, il silenzio nel quale mi sono ritirato da un po’ di tempo, risponde a valutazioni che sono tenuto a fare rispetto alla parola ed alla speranza, di cui essa spesso è “fomentatrice”. La parola, come la musica, racchiude la mia visione mistica del mondo e di tutto ciò che in esso vi è contenuto. Una visione consapevole, pone oggi le parole in condizioni disagevoli: al limite dell’inutilità. Il lamento che si ode giungere, riempie i condotti uditivi non resi sordi dal ciarpame di decenni di menzogne mediatiche e istituzionali.
    In questo momento, ascolto la Terza Sinfonia di Sibelius; un uomo che si è ritirato, all’apice della carriera, per vivere il proprio rapporto panteistico con la foresta finlandese. Io vivo il mio “Disagio della civiltà” come scrisse Freud, e ho deciso che solo la soppressione della Speranza potrà portare ad una nuova generazione di “individui pensanti”, come ci ricorda Albert Camus.
    Ma, forse, anche questa è vana Speranza. Da cui non è dato scappare.
    Un carissimo saluto.

  5. Augusto Misolini says:

    Il Silenzio Creativo del Maestro dura ormai da oltre un mese…
    Forse ch’Egli si trovi impegnato in una lunga, tortuosa ma ahi quanto gloriosa e florida di soddisfazioni tourneè internazionale?
    Come invero fatto trasparire, con alquanta accortezza, in un rapido ma efficace commento ad altro dibattito…

    A.M.

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